Covid e tumori. Pubblicato su Translational Cancer Research il primo trattamento eseguito al "Maggiore"

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La rivista internazionale Translational Cancer Research ha recentemente pubblicato un articolo scritto congiuntamente da medici e ricercatori delle strutture di Radioterapia Oncologica, Clinica Medica ed Ematologia dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria "Maggiore della Carità" di Novara.

L'articolo Radiotherapy in COVID-19 patient affected by multiple myeloma: a case report descrive il primo caso di trattamento con radioterapia sul torace in un paziente con Covid-19 e affetto da mieloma del mediastino.

Nel complicato e controverso scenario di emergenza sanitaria dettato della pandemia di Covid-19, la scelta di un appropriato trattamento per i pazienti oncologici rappresenta un argomento controverso e ampiamente dibattuto, in assenza di evidenze scientifiche a riguardo. A causa della loro immunodepressione spesso dovuta ai trattamenti antineoplastici, i pazienti possono essere più vulnerabili a infezioni o a complicanze ad esse connesse. Ancora più complicato è, però, il trattamento di pazienti positivi al SARS-CoV-2 che necessitano di cure oncologiche urgenti.

«Il case report di recente dai noi pubblicato - ha spiegato il professor Marco Krengli, presidente della Scuola di Medicina UPO e direttore della Radioterapia Oncologica dell'AOU - rappresenta il primo trattamento radioterapico in letteratura di un mieloma multiplo in una paziente affetta da Covid-19. La paziente, presentatasi in pronto soccorso per una ingravescente disfagia, dopo discussione multidisciplinare con i Medici Internisti ed Ematologi, è stata sottoposta a trattamento radiante presso la Struttura di Radioterapia Oncologica. La procedura è stata effettuata con tutte le precauzioni necessarie per poter garantire la sicurezza degli operatori sanitari coinvolti e degli altri pazienti che ogni giorno sono in corso di trattamento nell’unità. La paziente ha risposto positivamente al trattamento, portando alla risoluzione della sintomatologia».

Questo caso mostra l'importanza di un approccio condiviso e multidisciplinare per il corretto inquadramento terapeutico dei pazienti oncologici che sviluppano contestuale positività da Covid-19, non precludendo, in virtù di quest'ultima, trattamenti attivi contro la patologia neoplastica e ponendo in atto tutte le misure necessarie a limitare la possibile contagio.