Neofossili: il futuro verde del pianeta per Anthony J. Ryan

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Martedì 22 dicembrealle ore 10.30 sul canale YouTube dell'Università del Piemonte Orientale, il Dipartimento di Scienze e innovazione tecnologica organizza una Christmas Lecture 2020 davvero speciale. Sarà infatti in collegamento da Sheffield, nel Regno Unito, il professor Anthony J. Ryan, tra i massimi esperti al mondo nel campo della scienza dei materiali e della sostenibilità.

Anthony J. Ryan, Ufficiale dell'Ordine dell'Impero Britannico, guida il Programma dell'Università di Sheffield su ricerca e sostenibilità attraverso le scienze pure e applicate, l'ingegneria e le scienze sociali. La sua attenzione è rivolta soprattutto al cibo globale e alle sfide future del rapporto tra acqua ed energia; il suo team di ricerca immagina come nutrire una popolazione mondiale in crescita e come ridurre l'impatto dell'agricoltura e della produzione alimentare, che partecipano per il 25-30% alle emissioni di gas serra, sfruttando il potere del sole per la produzione di cibo e di energie rinnovabili. Ha collaborato con la Royal Society e Chatham House.

 

Ecco di cosa parlerà durante la sua Christmas Lecture Neofossili: plastiche di origine biologica per assorbire la CO2?

Le news raccontano molte cose negative sulla plastica e sull'inquinamento che essa determina. Ma la plastica non può essere malvagia, poiché è inanimata. In origine tutti amavano la plastica; l'opinione corrente, invece, è che si debba uscire da quella che è una vera e propria dipendenza. Il problema è che la plastica è diventata parte integrante della nostra vita e chiunque, anche l'eco-guerriero più capace di farne a meno, deve riconoscere che la plastica aiuta a prevenire lo spreco di cibo, fa funzionare i nostri smartphone, e, in tempo di Covid-19, ha dimostrato chiaramente che salva vite in ospedale. Come staremmo, infatti, senza i nostri dispositivi di protezione individuale?

È l'abuso della plastica che è moralmente sbagliato. Abbiamo prodotto più di 8 miliardi di tonnellate di materiale tacciato come "plastica". Gli scienziati dei materiali hanno creato una gran varietà di polimeri completamente integrati nelle nostre vite. Sono le proprietà stesse delle materie plastiche a renderle così utili, durevoli ed economiche; però questo le rende sono quasi inutilizzabili dopo l'uso, costose da riciclare e facili da scartare.

Dobbiamo concentrarci sulla realizzazione di un'economia circolare per le materie plastiche, sia che siano derivate da carbonio fossile o da biomassa più recente. Un approccio multidisciplinare basato sui sistemi può risolvere il problema della plastica nell'ambiente attraverso una combinazione di riutilizzo, riallocamento e riciclaggio. Le plastiche a base biologica e compostabili non sono intrinsecamente sostenibili perché la loro produzione può causare più emissioni di gas serra rispetto alle plastiche a base fossile che sostituiscono. Inoltre il destino di una plastica compostabile è la riconversione in CO2 e acqua. Le plastiche a base biologica possono diventare veramente sostenibili solo se prodotte utilizzando energia rinnovabile, non l'attuale mix energetico che conta per l'87% su materie fossili.

Gli scienziati devono lavorare con sociologi, economisti, politologi e psicologi per comprendere il comportamento umano e promuovere il cambiamento a livello individuale, sociale e culturale. Nel breve-medio termine la nostra ricerca dovrebbe essere focalizzata sulla realizzazione di un'economia circolare nei materiali polimerici, siano essi derivati dal carbonio fossile o da biomasse più recenti. Solo adottando un approccio sistemico e multidisciplinare possiamo implementare soluzioni efficaci e durature per la plastica nell'ambiente e ridurre al minimo l'impatto delle plastiche di prossima generazione.

Il Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) vorrebbe rimuovere 12 miliardi di tonnellate di CO2 all'anno, un valore maggiore del 25% delle emissioni attuali, ma non ci sono tecnologie di scala per poter raggiungere questo obiettivo. Questa è un'opportunità che andrà colta nei prossimi 100 anni dalla scienza dei polimeri. In futuro potremmo usare plastiche bioplastiche durevoli (cioè non degradabili) per assorbire il carbonio. La produzione di polimeri da biomassa fotosintetica, infatti, sottrae CO2 all'atmosfera e potremmo seppellire, rendendola innocua, quella plastica. Infatti, se convertissimo tutti gli attuali 300 milioni di tonnellate di produzione di plastica in bioplastiche non degradabili, utilizzando il 100% di energia rinnovabile, saremmo in grado di rimuovere un miliardo di tonnellate di CO2 dall'atmosfera ogni anno. Le emissioni di carbonio negative derivanti dalla produzione e dal consumo di plastica ci fanno tornare ad essere eroi.

Potremmo mettere quella nuova plastica nelle cavità da cui abbiamo estratto il carbonio fossilizzato; non sarebbe una grande idea?!